27 giugno 2020. Casalbore – Castelfranco in Miscano. Sveglia come al solito verso le 4. Devo completare il diario di ieri e spedirlo all’infaticabile Francesco a cui va il mio grazie col cuore. Lascio questa bellissima Masseria armentizia Sant’Elia con dispiacere. L’ambiente vivo creato da Lucia e Giuseppe ne fanno un valore aggiunto per la Via Francigena. È definita armentizia perché poteva ospitare sia mucche che pecore a differenza di quelle da pecora che, ovviamente, possono ospitare soltanto pecore. È nel 1700 che si perdono i ricordi di questo luogo posto sull’incrocio di tratturi.
La giornata si preannuncia calda perché non si muove foglia e già alle prime ore si suda. Prima di iniziare il racconto del percorso, però, vorrei portare a termine quello di ieri su “l’altro”. L’altro è quello che ha bisogno, che è costretto a chiedere e, per ottenere, può anche svendere il proprio orgoglio. Nella sua vita è stato un re nel suo ambiente, era rispettato dai suoi familiari o conoscenti ed ora, per vicende avverse, deve chiedere. Nei miei Cammini molte volte ho chiesto e, quando ho avuto, quasi sempre, ho provato una gioia immensa perché ero stato partecipe ad un grande scambio d’Amore. Io ricevevo senza dare nulla in cambio da uno sconosciuto che appariva inaspettato e scompariva immediatamente dopo. Ma, ragionandoci meglio e guardando negli occhi chi dona, era chiara anche la sua di gioia. Io ero il tramite per provare quel sentimento strano che è l’Amore. Quant’è bello l’Amore e chè si perde chi non ama!
Ma ora voglio raccontare un percorso bellissimo: colori, odori, suoni, erbe aromatiche, erbe officinali, panorami infiniti, prati lussureggianti, luce abbagliante, sole, ombra, salite, discese, voglia di dischiudere le ali e volare coi falchi che roteano leggeri nel cielo, sentieri sassosi e erbosi, lucertole che fuggono per poi fermarsi a guardarmi, canti melodiosi di uccelli canterini che risuonano nell’aria portati da un leggero vento che mitiga la calura. Mi sembra di essere in uno scrigno in cui la Natura sciorina tutta la sua bellezza. Ho camminato tanto nella mia vita ma non ricordo uno spettacolo così bello. Sono felice di essere qui, in questo momento!
Anche raccontato così il percorso non deve ingannare, non è semplice. Erte e ripide discese si alternano di continuo invitando il camminante a procedere con lentezza, quasi fosse imposto dallo spettacolo ambientale d’intorno. La mente si annulla e gli occhi spaziano ingordi di visioni, i passi si accorciano mentre i muscoli, dimenticati dal cervello impegnato nell’ammirare lo spettacolo, assolvono al loro compito come gli ingranaggi di un automa. L’anima raggiunge la vetta di beatitudine. Anche un analfabeta potrebbe scrivere poesia con queste sensazioni. E il pellegrino cosa cerca nel suo incedere? Esattamente queste emozioni, queste sensazioni che lo portino verso la bellezza, verso Dio. Amici miei, non deridetemi leggendo quanto ho scritto, sapete che il mio girovagare è profondo e la mia ricerca esigente; oggi ho trovato e provato quanto descritto. La presenza dell’uomo moderno in questo tratto non c’è e se c’è è leggera. Si sente, invece, un’altra presenza, quella di una MadreNatura generosa.
Ma bando ai sentimentalismi, parliamo di realtà. Arrivo a Castelfranco ed entro nel bar “Il Capriccio”. Chiedo se c’è accoglienza: ma certo che c’è. Una casettina nel centro storico del paese, appena aperto dopo il lockdown. Carmela, una donna su cui scrivere una sceneggiatura di un film, mi accompagna e, con la sorella Lucia puliscono ed acconciano le stanze in un battibaleno. Poi dobbiamo parlare del prezzo troppo alto per un pellegrino ma sono sicuro che troveremo un accordo. Carmela è una donna forte, dirige le attività di famiglia in modo autoritario, sa quello che vuole e che può fare. Quattro sorelle ed un fratello completano il suo mondo. Dopo aver riposato in camera e scritto una parte del diario, sono venuto al suo bar per utilizzare internet. Mi ha messo davanti del pane con una scamorza e una incredibilmente deliziosa ricotta fatta nella masseria della madre (la verrò a comprare con gli amici). A Castelfranco, quindi, c’è la possibilità di ospitare fino a cinquanta persone e, per un Cammino può bastare. In un momento di pausa ho avuto occasione di parlare anche con la nipotina Alessandra. Per frequentare la prima ginnasio a Benevento si alza ogni mattina alle cinque e arriva dopo un’ora e mezza di viaggio. Nel periodo di chiusura delle scuole ha avuto seri problemi con le lezioni a distanza perché la linea internet nel territorio è scarsa. Mentre parlava ho pensato al problema di arrivare in treno 15 minuti prima da Roma a Milano e a tutti quegli investimenti che si devono fare per riavviare l’Italia; non ho mai sentito un programma che parli dell’abbandono dei paesini delle aree interne da parte dei giovani. È importante, no? Io sono contento di spendere la mia vita a dare una mano alla realizzazione della Via Francigena che può fare tantissimo sotto questo aspetto e sono sicuro che il Cammino Francigeno nel Sud porterà minimo 10.000 (diecimila) camminanti nel giro di 5 anni. Sarà un piccolo stimolo affinchè i giovani comincino a pensare al loro futuro nel proprio territorio. Si innesterebbe un giro vizioso che farebbe esplodere il Sud. Scommettiamo?





















