DAY 14: BENEVENTO CASALBORE

26 giugno 2020 Benevento – Buonalbergo – Casalbore. Oggi sono 25 km, la tappa è tosta in quanto fatta di tanti saliscendi impegnativi. Parto alle 5 perché credo che avrò problemi fisici lungo il percorso. Incontro solo netturbini e qualche camion. Esco da Benevento su asfalto. L’aria è ferma, non c’è un alito di vento e decido di togliere la camicia e mettere una canottiera. Indosso anche il mio cappellino che mi copre testa e collo. Mi abbronzerò le braccia e cancellerò il bianco-muratore che le contraddistingue. Il percorso da Benevento a Buonalbergo l’ho già fatto alcune volte: nel 2009 si iniziò a festeggiare una volta all’anno il Cammino dell’Arcangelo però su un itinerario molto diverso da quello di oggi per cui non so cosa mi aspetta. Comincio cauto a saggiare gamba e spalla: la gamba risponde bene ma la spalla fa male. Penso che qualche tendine abbia avuto uno stiramento. Dovrei non impegnare troppo l’articolazione. Camminerò con un solo bastoncino cercando di tenere fermo il braccio destro. Il percorso è monotono e, in alcuni punti molto sporco di immondizia. Ci sono residui di cassette e tubicini impiegati dagli agricoltori per le semine. Questa è una cosa che mi fa andare in bestia; gente che dovrebbe amare la terra che dà loro da mangiare che la tratta incivilmente. E sono proprio gli agricoltori, anche in provincia di Foggia, che maltrattano le campagne ai confini con la propria. E le associazioni di categoria non hanno nulla da dire? Non credo di aver sentito reprimende al riguardo. Io credo che proprio l’assenza delle Istituzioni crea questa “non cultura” di categoria. Oggi due chicche che vi devo raccontare: dopo una salitona che mi ha costretto a bere di continuo per compensare l’abbondante sudore dello sforzo, arrivo alla masseria Barbato; una signora che mi viene incontro vedendo la bottiglia vuota che sventolo. Me la riempie alla fontanella dello spiazzo e mi chiede se può offrirmi un caffè. A tale richiesta non posso dire di no, oltretutto sarebbe un’offesa. Mi raggiunge anche il marito e mi invita a sedermi; è felice perché è nonno di Raffaele che sua figlia ha partorito da una settimana. Parliamo della Via Francigena, del fatto che la prossima primavera, se il diavolo non ci mette ancora la coda come quest’anno, ci aspettiamo una grande ripresa dei Cammini. Suggerisco di mettere un cartello che indichi la fontanella e di vendere anche la frutta fresca che coltiva nel suo terreno. Apprezza il suggerimento. La signora mi chiede se desidero anche un panino con prosciutto fatto in casa. Cortesemente rifiuto perché sarebbe troppo. In cambio mi dà la bomboniera di Raffaele. Riprendo il mio cammino col sorriso sulle labbra. Poche centinaia di metri ed una coppia di novantenni, seduti davanti la loro casetta mi chiedono da dove vengo; il dialogo è abbastanza impegnativo perché sono tutti e due sordi come una campana. La scena si svolge così: io dico una frase, il marito ne capisce un’altra e la trasmette alla moglie che mi fa domande su altro ancora. Meno male che arriva una telefonata liberatoria e colgo l’occasione per salutare ed andare via. Ancora più avanti un altro anziano mi fa vedere un pozzo antichissimo sito in una casa fatiscente con resti di mura normanne. Anche con questo signore, raggiunto da un amico, la scena è surreale perché, col suo stretto dialetto campano non riesco a capire cosa dice e nemmeno la traduzione del suo amico. Ha 96 anni, poi li corregge a 86. Simpaticissimi. Ancora più avanti arrivo ad un incrocio abbastanza pericoloso sulla statale e vedo un segnale francigeno (quello marrone con maschio e femmina) pubblicizzante un B&B e che lascia intendere che il percorso passa da lui. La cosa mi puzza e seguo il cartello. In effetti è un bel B&B ma molto costoso. Mi siedo col propritario ed altri due componenti della famiglia e parliamo di accoglienza, anche di quella a donativo. Al termine dell’incontro il prezzo della mezza pensione è dimezzato e i miei interlocutori si rendono conto che si può guadagnare anche con una piccola struttura a donativo. Al momento dei saluti mi informano che esiste un altro percorso per Buonalbergo, me lo indicano ed io decido di provarlo. Arrivo cosí a sant’Arcangelo Trimonte. Mi succede un fatto che già in passato ho vissuto attraversando la Francigena in Emilia: entro nel bar-tabacchi di Sant’Arcangelo e . . .

<Buongiorno, è possibile avere qualcosa da mangiare?> <Non ho niente da mangiare!> La scena avviene davanti al banco in cui sono esposti vari salumi e formaggi. Resto un attimo perplesso dalla risposta e aggiungo: <Intendo dire che vorrei un panino con affettato> <Questo è un bar e non c’è niente da mangiare!> Cambio domanda cominciando a capire la situazione: <Lei mi dice che non c’è niente da mangiare in questo banco, giusto?> E indico gli affettati esposti. Con sguardo di sfida mi risponde: <Esatto!> Lo guardo anch’io fisso negli occhi: <In effetti in questo bar non c’è proprio niente, è squallidamente vuoto!>

Gli faccio un cenno di saluto con la mano ed esco. Capita qualche volta di essere scambiato per un vagabondo (soprattutto considerato il mio abbigliamento) e, se l’interlocutore ha idee preconcette verso categorie sociali particolari, preferisco sempre troncare il rapporto che potrebbe proseguire su binari antipatici. È ancora una dimostrazione di un’Italia impaurita e rancorosa. Grazie a Dio sono tante le persone che, al contrario, mi sorridono e cercano di aiutarmi. Non condanno più di tanto questi atteggiamenti discriminatori, ci resto male e penso a quanti vivono con questa dolorosa acredine che impedisce di amare “l’altro”. Spero di trovare spazio nei prossimi diari di accennare a quante volte e quanto è bello essere “l’altro”.

Riprendo il mio cammino fatto di tante interruzioni e, come Dio vuole, arrivo alla mia tappa di oggi: masseria Sant’Elia di Casalbore (Giuseppe 3337737555). Giuseppe è un grande conoscitore di transumanza e del territorio. Con lui abbiamo lavorato al percorso invernale della Francigena nel Sannio. Domani mattina comincerò questo tratto che mi porterà a passare da Ginestra degli Schiavoni e qui lui mi raggiungerà per continuare e fare tappa a Castelfranco in Miscano. Mi è dispiaciuto non incontrare Fernanda 3772448073, l’ospitaliera di Buonalbergo. Già da qualche anno fa accoglienza competente in questa cittadina e funge, insieme a Giuseppe, da soccorritrice dei pellegrini in difficoltà. È grazie a questi “angeli” che i pellegrini-camminatori della Via Francigena nel Sud hanno potuto percorrerla sicuri di superare i momenti difficili che immancabilmente si presentano in un Cammino. Salute a tutti.

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